Estesa sul versante sinistro del burrone da cui prende nome, la città di Gravina offre un'immagine di straordinaria bellezza grazie alle numerose grotte che contraddistinguono il suo paesaggio. Abitate sin da tempi preistorici, le grotte conservano elementi di vita vissuta nell'alto Medioevo. Terra fertile di cultura e di storia, vanta ampie aree archeologiche in cui le popolazioni indigene dei peuceti riuscirono a fondere la loro cultura con quelle italica e mediterranea. I ritrovamenti di reperti archeologici, risalenti anche al VII secolo a. C., fanno pensare che nella nostra terra si sia sviluppata una civiltà già verso l'VIII secolo. Un'antica città si estendeva sulla nota e isolata collina di Botromagno dove sono stati rinvenuti in tombe, oltre a materiale fittile, anche materiale in ferro. Tra VI e V secolo a. C. si sviluppò con i coloni della Magna Grecia un profondo rapporto di pacifica convivenza che ha lasciato segni concreti nella nostra lingua parlata. Ai piedi della collina, sul ciglio del burrone, pi o meno contemporaneamente fiorì un altro centro oggi conosciuto come "Padre Eterno" per la presenza di un Cristo Pantocratore nell'absidiola di una chiesa rupestre. Qui sono state portate alla luce due straordinarie tombe di guerrieri (V - IV sec. a.C.) ricche di uno splendido corredo funerario. L'occupazione da parte dei romani consentì la creazione di una importante stazione di rifornimento civile e militare sulla Via Appia. Con la caduta ufficiale dell'Impero Romano (476 d.C.) la terra non fu immune dalle rovinose scorrerie di bande irregolari visigote di Alarico, tra 410 e 411, e vandale di Genserico intorno al 450, che ridussero le potenzialità economiche e culturali dei centri abitati. Molti cittadini pensarono di trovare rifugio pi sicuro nelle grotte sottostanti. Mancano notizie che definiscano con certezza l'epoca o il secolo in cui cittadini pi audaci si siano arrampicati negli anfratti della sponda sinistra del burrone per dar vita ai quartieri Fondovico e Piaggio. Neppure possibile conoscere il tempo in cui sia stato fissato il nome di Gravina che in geologia sta ad indicare una depressione del terreno prodotta da erosione di acque.Dopo un lungo periodo di gravi difficoltà e di assoggettamento a longobardi e bizantini, la città si riprese con Unfrido normanno, che ebbe dimora in un castello , costruito forse dai suoi predecessori, sul piano tra Piaggio e Fondovico. Qui sentì la necessità di costruire una maestosa chiesa.Nel 1220 il Regno, per ereditarietà da parte della madre Costanza d'Altavilla, passò a Federico II di Svevia, nipote di Federico Barbarossa. Colpito dalla bellezza dei luoghi per i boschi estesi, i campi fertili, le sorgenti, ordinò all'architetto fiorentino Fuccio di costruire "un barco cinto di mura per l'uccellagione presso a Gravina". A sottolineare l'importanza della nostra città, l'imperatore elesse Gravina sede della Curia generale per la Puglia, la Basilicata e la Capitanata per l'istruzione dei processi. Con la morte di Federico l'impero venne ereditato dal figlio naturale Manfredi che nel 1266 fu sconfitto a Benevento da Carlo I D'Angiò. Da quel momento la nostra terra passò a dinastie francesi. Nel 1289 la nostra città fu concessa da re Carlo II ad un altro francese, Giovanni di Monfort. Grazie al suo interesse Carlo II concesse nel 1294 a Gravina il ripristino della fiera annuale di San Giorgio. Nel 1425 la contea di Gravina venne concessa dalla regina Giovanna II a Francesco Orsini, prefetto di Roma, che ottenne la conferma nel 1443 da Alfonso d'Aragona che fregiò la città del titolo di ducato. Gravina raggiunse il suo massimo prestigio quando nel 1650 da Ferdinando III Orsini e da Giovanna della Tolfa nacque Pier Francesco, destinato a succedere al padre come XII duca della città. Domenicano per vocazione, con il nome di Fra Vincenzo Maria rinunciò ai fasti mondani abdicando in favore del fratello Domenico. IL 29 Maggio del 1724 diventò Papa BENEDETTO XIII. Con la partenza degli Orsini e il loro trasferimento a Roma nei primi decenni dell'Ottocento Gravina si legò alle vicende storiche dell'Italia del Sud fino alla unificazione nazionale.
Si ringrazia il Prof. Giovanni Pacella per il testo e Pino Falco per i disegni.